La psicologia e la pedagogia di jean piaget
LA PSICOLOGIA E LA PEDAGOGIA DI JEAN PIAGET.
Jean Piaget nacque a Neuchatel nel 1896 e fu un biologo, pedagogista,
epistemologo e psicologo svizzero, noto per i suoi studi riguardanti lo
sviluppo cognitivo dei bambini.
Nel 1923 sposò Valentine Chatenay da cui avrà tre figli, sui quali
effettuerà una serie di osservazioni che furono in seguito riportate in libri
quali “La nascita dell’intelligenza nel bambino” (1936) e “La costruzione
del reale nel bambino” (1937).
Nel 1929 divenne direttore dell’Ufficio internazionale dell’Educazione e
successivamente co-direttore dell’Istituto Jean-Jacques Rousseau, dove
darà un nuovo slancio alla ricerca nel campo della psicologia infantile.
Dal 1952 insegnò Psicologia Genetica alla Sorbona di Parigi.
Tre anni dopo fondò a Ginevra il Centre International d’Épistémologie
Génétique, il Centro Internazionale di Epistemologia Genetica, rimasto
aperto fino al 1985.
Piaget viene considerato il fondatore dell’epistemologia genetica che
definì come lo studio sperimentale dell’origine della conoscenza.
Piaget iniziò i suoi primi studi osservando attentamente i suoi tre figli
nella prima infanzia: il modo in cui esploravano nuovi giocattoli, come
risolvevano piccoli problemi che preparava per loro e come in generale
arrivavano a capire se stessi e il mondo.
Più tardi Piaget studiò campioni più ampi di bambini attraverso quello
che poi venne definito metodo clinico, una tecnica flessibile di domanda e
risposta usava per scoprire come bambini di età diverse risolvevano i
vari problemi. Da queste osservazioni naturalistiche di argomenti che
andavano dalle regole dei giochi alle leggi della fisica, Piaget formulò la
sua teoria della crescita intellettiva.
Per Piaget l’intelligenza è una funzione vitale elementare che aiuta
l’organismo ad adattarsi al suo ambiente. Secondo lui tutta l’attività
intellettiva è intrapresa con un obiettivo in mente: produrre
un’equilibrata relazione tra i processi del proprio pensiero e l’ambiente.
Uno stato di cose così equilibrato viene chiamato equilibrio cognitivo e il
processo che si attua per acquistarlo viene chiamato equilibrazione.
Piaget descrisse il bambino come un costruttivista, un individuo che
agisce su nuovi oggetti ed eventi e perciò acquisisce una certa
comprensione delle loro caratteristiche. La costruzione della realtà dei
bambini dipende dalla conoscenza che hanno a disposizione: più è
immaturo il sistema cognitivo del bambino, più sarà limitata la sua
interpretazione di un evento. Ad esempio, un bambino di 4 anni disse
alla mamma dopo essere tornato dalla scuola dell’infanzia, “mamma,
oggi durante la ricreazione, è arrivato un forte vento freddo che mi ha
quasi portato via! Penso sapesse che avevo caldo ed è arrivato proprio
per rinfrescarmi” questo bambino sta facendo una supposizione che
orienta il suo tentativo di capire (cioè che oggetti inanimati abbiano delle
intenzioni). Il bambino costruisce un’interpretazione della “realtà” molto
diversa da quella della madre.
Secondo Piaget la cognizione si sviluppa per mezzo di strutture mentali o
schemi. Gli schemi sono rappresentazioni della realtà. I bambini
conoscono il loro mondo mediante i propri schemi e sono il mezzo
attraverso il quale interpretano l’esperienza.
Piaget riteneva che tutti gli schemi siano creati attraverso il
funzionamento di due processi intellettivi innati: l’organizzazione e
l’adattamento. L’organizzazione è il processo attraverso il quale i bambini
combinano schemi esistenti in nuovi e più complessi schemi intellettivi.
L’adattamento avviene attraverso due attività complementari:
assimilazione e accomodamento. L’assimilazione è il processo attraverso
il quale i bambini tentano di interpretare esperienze nuove secondo i loro
modelli esistenti. L’accomodamento è il processo che consiste nel
modificare strutture esistenti in modo da giustificare le esperienze
nuove. Ad esempio, un bambino che è abituato a vedere delle rondini, la
prima volta che vedrà un gufo, seppur molto diverso da una rondine, non
faticherà a classificarlo come un volatile (assimilazione); quando invece
lo stesso bambino vedrà per la prima volta un aereo quasi sicuramente
lo scambierà per un uccello e inserirà il concetto nella suddetta
categoria. Solo con l’esperienza modificherà la categoria “uccelli”
creando quella nuova di “aerei” (accomodamento).
Piaget identifica quattro grandi stadi di sviluppo cognitivo: lo stadio
sensomotorio (dalla nascita ai 2 anni), lo stadio pre-operatorio (dai 2 ai
7 anni), lo stadio operatorio concreto (dai 7 agli 11 anni) e lo stadio
operatorio formale (dagli 11 anni in poi). Questi stadi di crescita
intellettiva, rappresentano qualitativamente livelli diversi di
funzionamento e forma che Piaget chiama sequenza invariante di
sviluppo; ovvero, tutti i bambini progrediscono negli stadi nello stesso
ordine. Piaget sosteneva che non si può saltare uno stadio poiché ogni
singolo stadio successivo si costruisce sulle conquiste degli stadi
precedenti.
•
Lo stadio sensomotorio (dalla nascita ai 2 anni).
Durante il periodo sensomotorio i bambini coordinano i loro input
sensoriali e le loro abilità motorie creando degli schemi di
comportamento che consentano loro di agire ad arrivare a
conoscere l’ambiente.
La crescita cognitiva di un bambino è così veloce che Piaget ha
diviso lo stadio sensomotorio in 6 sottostadi che descrivono la
graduale transizione del bambino da essere di riflessi a essere
pensante.
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Attività riflesse (dalla nascita a 1 mese).
Piaget caratterizzò il primo mese di vita come un periodo in
cui le azioni di un neonato sono per lo più limitate ad
esercitare i riflessi innati, ad assimilare nuovi oggetti in
questi schemi riflessivi e ad adattare i loro riflessi ai nuovi
oggetti.
•
Reazioni circolari primarie (da 1 a 4 mesi).
In questo periodo i neonati scoprono che le varie risposte
che possono emettere e controllare sono soddisfacenti e
meritevoli di ripetizione (ad esempio succhiarsi i pollici ed
emettere suoni gradevoli). Questi atti ripetitivi sono chiamati
“primari” perché sono le prime abitudini motorie che
appaiono e “circolari” perché sono ripetitive.
•
Reazioni circolari circolari secondarie (dai 4 agli 8 mesi).
I neonati scoprono che possono far accadere cose
interessanti agli oggetti al di là del proprio corpo, come far
suonare la paperella di gomma strizzandola. Questi nuovi
schemi, chiamati reazioni circolari secondarie, sono ripetuti
anche per il piacere che procurano.
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Coordinazione di reazioni secondarie (dagli 8 ai 12 mesi).
Per la prima volta i bambini cominciano a coordinare due o
più azioni per raggiungere semplici obiettivi. Ad esempio un
bambino di 9 mesi potrebbe sollevare il cuscino con una
mano per poi prendere il giocattolo, che si trova sotto di
esso, con l’altra mano.
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Reazioni circolari terziarie (dai 12 ai 18 mesi).
In questo stadio i bambini cominciano a sperimentare
attivamente sugli oggetti e tentano di inventare nuovi
metodi per risolvere problemi o per riprodurre risultati
interessanti. Ad esempio un bambino potrebbe imparare che
lanciare è più efficace che sputare se si vuole appiccicare del
cibo sulle pareti.
•
Problem solving simbolico (dai 18 ai 24 mesi).
I bambini cominciano ad interiorizzare i loro schemi
comportamentali per costruire simboli mentali o immagini
che possono usare come guida in futuro. Ora il bambino può
sperimentare mentalmente e può mostrare una sorta di
intuizione su come risolvere un problema.
Secondo Piaget, l’imitazione differita (l’abilità di riprodurre un
comportamento in assenza di un modello) appare per la prima volta
a 18-24 mesi di età. Egli riteneva che i bambini più grandi fossero
capaci di imitazione differita perché sanno costruire immagini del
comportamento di un modello che sono conservati nella memoria e
ripresi più tardi per aiutare il bambino a ricreare la sequenza fornita
come esempio.
Una delle conquiste del periodo sensomotorio è lo sviluppo della
permanenza dell’oggetto, l’idea che gli oggetti continuino ad
esistere anche quando non sono più visibili o individuabili attraverso
altri sensi.
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Lo stadio pre-operatorio (dai 2 ai 7 anni).
Il periodo pre-operatorio è contraddistinto dall’apparire della
funzione simbolica, ossia la capacità di far sì che un oggetto o una
parola rappresenti qualcos’altro. I bambini ora sono abili a
ricostruire il passato e a confrontare oggetti che non sono più
presenti.
Il linguaggio è forse la forma più ovvia di simbolismo che i bambini
mostrano.
I bambini piccoli spesso fingono di essere persone che non sono
(ad esempio la mamma o supereroi) e possono interpretare questi
ruoli con oggetti, come una scatola delle scarpe, che simboleggiano
altri oggetti.
Egli chiamò questo periodo “pre-operatorio” poiché riteneva che i
bambini in età prescolare non avessero ancora acquisito gli schemi
operazionali che consentirebbero loro di pensare logicamente. Ad
esempio egli sosteneva che i bambini piccoli spesso mostravano
animismo (attribuivano vita ad oggetti inanimati), come il bambino
di 4 anni dell’esempio precedente che credeva che il vento soffiasse
su di lui per rinfrescarlo.
I bambini pre-operatori non sono capaci di conservazione: non si
accorgono che alcune proprietà degli oggetti (come la massa o il
volume) rimangono invariate quando l’aspetto degli oggetti è
alternato in modo superficiale. Questo perché mancano di due
operazioni cognitive che li aiuterebbero a superare il loro
ragionamento intuitivo basato sulla percezione. La prima di queste
operazioni è il decentramento (la capacità di concentrarsi su più di
un aspetto di un problema simultaneamente). La seconda è la
reversibilità (la capacità che consente di scoprire la costanza di
attributi come massa e volume).
Perciò un bambino di 5 anni non è in grado di capire che l’acqua
nella bottiglia se versata tutta in un contenitore di dimensione
differente è la stessa.
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Lo stadio operatorio-concreto (7-11 anni).
Durante il periodo operatorio-concreto i bambini acquisiscono
rapidamente operazioni cognitive e applicano queste nuove abilità
quando pensano agli oggetti o agli eventi che hanno sperimentato.
Un’operazione cognitiva è un’attività mentale che consente ai
bambini di modificare e riorganizzare le immagini e i simboli per
raggiungere una conclusione logica.
I bambini possono risolvere parecchi dei problemi sulla
conservazione di Piaget. Messo di fronte al problema della
conservazione dell’acqua, ad esempio, un bambino operatorioconcreto di 7 anni può focalizzarsi contemporaneamente sull’altezza
e sull’ampiezza dei due contenitori e mostra anche la reversibilità
(capacità di immaginare il liquido nel suo contenitore originale).
Un’importante caratteristica del pensiero operatorio-concreto è una
migliore comprensione delle relazioni quantitative e della logica
relazionale.
I pensatori operatori-concreti hanno anche padroneggiato il
concetto di transitività, che descrive le relazioni necessarie tra gli
elementi. Ad esempio se Mario è più alto di Giovanni che è più alto
di Paolo che è il più alto tra Mario e Paolo? La conclusione
dell’operatore concreto è che Mario è più alto di Paolo poiché si
comprende la transitività di queste relazioni tra le dimensioni.
•
Lo stadio operatorio-formale (dagli 11 in poi).
Secondo Piaget, il pensiero dei bambini operatori-concreti è limitato
perché essi sanno solo applicare i propri schemi operazionali ad
oggetti, situazioni o eventi che siano reali o immaginabili.
Al contrario, le operazioni formali appaiono per la prima volta tra gli
11 e i 13 anni di età, sono azioni mentali compiute su idee e
proposizioni. Il pensiero non è più legato a ciò che è fattuale o
osservabile, poiché gli operatori formali sanno ragionare
logicamente su processi ipotetici ed eventi che possono non avere
una base nella realtà.
I bambini operatori-concreti possono arrivare ad una corretta
conclusione se si forniscono loro gli appropriati “fatti” concreti come
prova. I bambini operatori formali, d’altro lato, non si limitano a
pensare a fatti precedentemente acquisiti, ma possono generare
ipotesi.
Oltre a sviluppare le loro capacità di ragionamento deduttivo, si
ipotizza che i bambini operatori formali siano capaci di pensiero
induttivo, passando da osservazioni specifiche ad ampie
generalizzazioni. Il ragionamento induttivo è il tipo di ragionamento
proprio degli scienziati che generano ipotesi e poi le verificano
attraverso gli esperimenti.
Il pensiero operatorio formale è razionale, sistematico e astratto.
L’operatore formale sa operare sulle idee e suoi concetti ipotetici
inclusi quelli che contraddicono la realtà.
Il pensiero operatorio formale è uno strumento potente che può
cambiare gli adolescenti in molti modi.
Le operazioni formali possono spianare la strada al pensiero di ciò
che è possibile fare nella propria vita, formare un’identità stabile e
acquisire una maggiore comprensione delle prospettive psicologiche
delle altre persone e delle cause del loro comportamento. Le
operazioni formali possono anche essere collegati ad alcuni degli
aspetti più dolorosi dell’esperienza adolescenziale, gli operatori
formali che riescono ad immaginare alternative ipotetiche alla
realtà attuale, possono cominciare a mettere tutto in discussione
(ad esempio l’autorità dei loro genitori o addirittura che il governo
stia facendo di tutto per ucciderci).
Un altro modo in cui le operazioni formali possono essere collegate
ad aspetti dolorosi dell’esperienza adolescenziale è l’egocentrismo
che si manifesta nella forma di auto-consapevolezza. I giovani
adolescenti spesso credono che le altre persone nel loro ambiente
(casa, sport, scuola) siano prese dai loro sentimenti e
comportamenti tanto quanto lo sono loro. David Elkind chiama
questo: il pubblico immaginario dell’adolescente.
Piaget riteneva che la transizione dal ragionamento operatorioconcreto a quello operatorio-formale avesse luogo molto
gradualmente.
Alcuni ricercatori trovano che gli adolescenti siano molto più lenti
ad acquisire le operazioni formali di quanto avesse pensato Piaget.
In effetti la revisione di Edith Neimark della letteratura suggerisce
che una discreta percentuale di adulti americani spesso non ragiona
a livello formale e sembra che in alcune culture nessuno risolva i
problemi operatori-formali di Piaget.
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