Platone
L’ULTIMO PLATONE
I NUOVI PROBLEMI
Nel periodo della vecchiaia Platone rivede ed approfondisce la sua dottrina e i concetti
precedentemente affermati giungendo anche a conclusioni differenti rispetto a quelle iniziali.
Nell’ultimo Platone si affrontano principalmente due questioni:
Parmenide/Sofista/ Teeteto
(preparazione della tematicha)
1. come deve essere pensato adeguatamente il mondo delle idee?
2. Come va concepito il rapporto tra idee e le realtà naturali? Nel Timeo
IL TEETETO
argomento principale= la conoscenza personaggi
: Teeteto e Socrate
T. sostiene che la conoscenza è sensazione. S. invece osserva che se si ammette che ciò che ognuno
percepisce in un momento è vero allora la verità è soggettiva e mutevole o che va determinata da ciò
che sostiene la maggioranza. Entrambe queste soluzioni sono insoddisfacenti quindi deve esistere un
vero in sé, che non dipenda dal singolo, ma che rifletta le cose secondo la loro essenza. In questo
modo il filosofo si oppone al relativismo gnoseologico sofistico e giunge alla conclusione che è
impossibile definire la “scienza” senza ricorrere al mondo delle idee. Quindi se la conoscenza
sensibile non è vera conoscenza allora i sensi non sono ciò che conosce ma bensì il mezzo attraverso
cui l’anima conosce. L’anima riceve dai sensi la “materia” della conoscenza ed ha il compito di
organizzarla.
Il vero non viene definito direttamente ma per opposizione a ciò che è falso. Il falso per Platone è
un’errore nella coordinazione degli elementi.
Origine dell’errore ?
• Limiti della memoria umana(si può ricordare male qualcosa); in conclusione egli giunge
nuovamente al concetto iniziale ovvero la definizione di conoscenza infatti non si può sapere che cosa
sia l’errore se non si sa in cosa consiste la conoscenza ovvero la verità.
IL PARMENIDE
Nel Parmenide Platone si interroga sulla consistenza della sua stessa teoria, quella delle idee. In primo
luogo, posto che l’“uno” è l’idea e “i molti” sono le cose non si capisce come l’idea possa essere
partecipata da più oggetti, senza risultare molteplice. L’argomento del terzo uomo nello stesso
concetto di idea sembra scaturire la moltiplicazione all’infinito perché se si ha un’idea ogni volta
volta in cui si considera nella sua unita una molteplicità di oggetti (l’umanità) si avrà un’ulteriore
idea quando si considererà la totalità di questi più la loro idea (idea di umanità + idea di uomo), questa
infatti sarà un’altra idea (il terzo uomo) e così all’infinito.
Problema fondamentale emerso nel Parmenide e concluso nel Sofista è il confronto-scontro con la
logica Parmenidea. Infatti, Parmenide escludeva del tutto in non essere, giungendo quindi alla
soluzione che l’essere è unico. Platone si rende conto che questo concetto demolirebbe la teoria delle
idee, perché l’inesistenza assoluta del non essere pregiudicherebbe la molteplicità delle idee, poiché
ogni idea essendo diversa dall’altra ammetterebbe il non essere. Nel Sofista ,quindi a Platone non
resta che ammettere il non essere, ma non in modo assoluto non essere inteso come diverso . Il non
essere assoluto resta inammissibile. IL SOFISTA
i cinque generi sommi dell’essere ( attributi fondamentali delle idee)
•
essere;
•
identico e diverso;
•
la quiete e il movimento; innanzitutto: ogni idea È (genere dell’essere)
ogni idea è identica a se stessa (genere dell’identico)
altre(movimento)
ogni idea è diversa dalle altre
ai tre generi sommi iniziali ne aggiunge 2 ogni idea o è in sé(quiete)o entra in comunicazione con le
a questo punto Platone ammette il non essere in modo relativo perché quello assoluto è inaccettabile,
secondo Platone l’errore più grande di Parmenide è stato quello di confondere il diverso con il nulla,
infatti l’unico modo in cui può essere ammissibile il non essere è considerarlo un essere diverso e in
quanto tale, partecipando all’essere, non è nulla di assoluto.
In questo modo il filosofo può superare anche il problema dell’errore. Contraddicendo gli eristi,
Platone afferma che l’errore non consiste nel dire il nulla ma nel dire le cose in modo diverso da come
sono effettivamente.
Inoltre egli rivede anche il concetto dell’essere che è eterogeneo poiché ogni idea è identica a se stessa
ma diversa dalle altre, è molteplice come le idee, è immobile perché le idee sono in se immobili ma
mobili in relazione alle altre; pertanto l’essere è possibilità di agire o di subire un’azione (entrare in
relazione) quindi è in senso assoluto ma non può essere nel senso di essere diverso.
ESSERE=RELAZIONE scienza delle idee= DIALETTICA la dialettica consiste nello stabilire quali
idee si connettono tra loro e quali no, precisando in quale come queste ultime si possono unire.
A differenza del periodo giovanile, nel quale Platone una il metodo dialogico socratico, nei periodi
successivi il dialogo platonico diventa la scienza della dialettica. Infatti Platone afferma che la
dialettica socratica è inconcludente e fragile perché :
I. è una dialettica aperta, quindi non si smette mai di discutere sull’argomento e non si raggiunge
una verità incontrovertibile,
II. è una dialettica negativa perché le definizioni date dagli interlocutori sono insufficienti quindi
permettono di raggiungere solo negazioni.
La scienza della verità, il nuovo metodo dialettico adottato da Platone è oggettivo e costruttivo=
dialettica -scienza che fonda ogni dialogo sulla verità ( precedente soggettivo e confutativo=
dialettica-dialogo)
IL
METODO
DIALETTICO
suddiviso in 2 momenti:
(1) momento ascensivo, di unificazione dove si mette insieme in un’unica idea ciò che è molteplice
e disseminato;
(2)
momento discensivo, divisione ovvero l’operazione opposta che partendo dall’idea
generale giunge alle idee particolari che la compongono.
Chiamato diaretico si basa sul presupposto che le idee possano, tra loro, comunicare come non.
Se comunicassero tra loro (eristi) ogni discorso sarebbe vero. Invece se nessuna idea comunicasse
con l’altra l’unico discorso plausibile sarebbe quello tautologico ( discorso che dice la stessa cosa)
es. l’uomo e uomo. Si giunge così alla tesi finale: alcune idee sono compatibili tra loro e altre non lo
sono. Quindi la tecnica diaretica consiste nel definire un’idea mediante successive identificazioni e
diversificazioni, attraverso un processo dicotomico agisce dividendo per due un’idea fino a giungere
ad un’altra non ulteriormente divisibile, che corrisponde alla definizione “specifica” di ciò che
cercavamo ma non è l’unica possibile perché scegliendo altre identificazioni iniziali si possono
costruire altre mappe dicotomiche e quindi giungere ad un’altra conclusione. Pag270 2nd paragrafo
IL FILEBO come già fatto nella Repubblica, Platone affronta nuovamente la questione sul bene,
intendendo stabilire che cos’è il bene non in sé ma per l’uomo.
Il bene per l’uomo è la vita , propriamente umana né divina, quindi fatta di pura ragione, né animale,
quindi fatta solo da piacere. Quindi il bene sarà un misto tra piacere ed intelligenza, in quanto non
esiste il vero piacere senza la conoscenza di esso. Pertanto la vita umana sarà una vita mista tra la
ricerca del piacere e l’esercizio dell’intelligenza, trovando la giusta misura per mescolarli. Quindi si
giunge ad una concezione a sfondo matematico del bene inteso come misura. Il filosofo si rifà ai
concetti pitagorici del limite e dell’illimitato, affermando che il piacere è un illimitato che mediante
il limite viene ordinato o misurato diventando qualcosa di armonico e proporzionato, ovvero un
numero. Ad imporre il limite è l’intelligenza che trasforma l’illimitato in un ordine e in una
proporzione numerica.
Quindi: intelligenza= causa dell’ordine
}
Entrambi devono fare parte
della vita piacere = disciplinato dal limite
a ciascuna forma di
conoscenza e correlato un piacere, che si dividono in :
➢
puri, non dipendono dall’appagamento di un bisogno e non sono mescolati
al dolore;
➢
impuri, mescolati al dolore; in base alla suddivisione tra i piaceri Platone
stipula una gerarchia di valori:
1. l’ordine, la misura, il giusto mezzo
2. ciò che è proporzionato, bello e compiuto
3. l’intelligenza, come causa della proporzione
4. la scienza e l’opinione
5. piaceri puri
Socrate voleva ridurre la virtù ad una scienza, il suo volere si compie con Platone che riduce la virtù
a scienza della misura. IL TIMEO
qui viene approfondito il problema cosmologico dell’origine e della formazione dell’universo. Mito
del demiurgo pag 274 novità del Timeo: avvicinamento al Pitagorismo poiché il cosmo plasmato dal
demiurgo è di tipo matematico ( cose ridotte ai 4 elementi empedoclei, i quali vengono ridotti a poche
forme geometri ulteriormente ridotte a numeri). Quindi i numeri sono schemi strutturali delle cose e
la matematica è il codice di interpretazione di tutto ciò che esiste.
Rivalutazione dell’arte: nel sofista fa riferimento all’arte retorica dei sofisti come a un deprecabile
gioco illusorio, ma poi nel corso del dialogo distingue l’arte in: acquisitiva, mediante la quale si
acquisisce qualcosa di già prodotto e produttiva, più “nobile” perché si produce qualcosa. Inoltre,
sono ora riammessi i poeti in ragione della loro cultura e viene rivisitato anche il teatro che infatti è
presentato come un’esemplificazione concreta della mimesis, poiché la rappresentazione teatrale è la
copia di un evento reale così come le cose sono la copia delle idee. Nel Timeo : cosmo= meravigliosa
opera d’arte plasmata dal demiurgo quindi la cosmologia non richiede solo competenze matematiche
ma anche artistiche poiché si attua come imitazione delle idee, la più alta rappresentazione della
mimesi. Inoltre nel timeo aggiunge la sua concezione della storia.
IL POLITICO E LE LEGGI
nel Politico Platone si chiede quale debba essere l’arte dei reggitori dei popoli, giungendo alla
conclusione che si tratta dell’arte della misura, pertanto le leggi sono fondamentali perché si limitano
ad indicare ciò che genericamente è meglio per tutti.
Nelle Leggi esprime che è indispensabile che in uno stato ideale vi siano leggi e sanzioni. La legge
deve però conservare la propria funzione educativa, quindi il fine delle leggi è quello di promuovere
nei cittadini la virtù.
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